(Nella Chips di oggi ti racconto una storia. Meno didattica più cuore. Per i contenuti consultare le altre Chips in archivio :-) )
Questo mese ho tenuto una lezione Pokertalk all’interno di un Master in Risorse Umane. Mi sono sentito un po’ come Ulisse quella volta che usò il Cavallo di Troia.
Perché dico così?
Ad oggi non sono mai riuscito a portare un’attività Pokertalk in Azienda se il mio interlocutore erano le Risorse Umane. Non mi hanno mai comprato. O meglio, direi che non mi hanno praticamente mai cercato. Ma lo capisco. Al sol sentirla la parola Poker ancora spaventa. Riporta a un’immaginario da anni 50, da film di Celentano, da “scantinato fumoso e puzzoso dove la gente bara e si gioca la casa”.
(prosegue dopo la slide)
Perché dico così?
Perché è così che mi rispondono la maggior parte delle persone quando chiedo “Che cos’è il Poker?”. E ciò mi costringe ad aprire ogni attività Pokertalk con una intro inevitabile in cui spiego “Cosa non è il Poker” per poi descrivere “Cosa è il Poker” e dimostrare quanto possa tornarci utile come strumento a livello formativo.
È faticoso, ma sì, fa parte del gioco. Il problema è che con le HR spesso non arrivo nemmeno alla porta dell’ufficio. Però ci sta dai. Immagino magari un HR Director un po’ old style, magari da anni in un’azienda, con le sue certezze, i suoi fornitori, e poca voglia di rischiare.
Più fortuna ho quando parlo con un Manager di linea, un CEO, o come dicono quelli bravi, un C-Level. Magari più arrembante, meno ingessato, più curioso di provare e far provare al suo Team qualcosa di diverso.
Ma da bravo statistico non voglio fare statistica, non sono dati è solo un racconto di quanto mi sia capitato fino ad oggi.
(prosegue dopo la quote della settimana)
E ‘sto cavallo?
E, niente, l’altra mattina ho sfondato quella porta. Il vostro Prof a un Master in Risorse Umane. Ma la cosa bella è che dall’altra parte ho trovato sì una convinzione di partenza errata figlia del retaggio culturale celentanesco, ma un’apertura mentale e voglia di capire perché un matto over 40 ex prof di Matematica e Statistica vagamente rispettabile abbia deciso di mollare tutto per portare avanti quest’attività basata sul Poker brutto e cattivo. E soprattutto quanto questo potesse essere utile e di interesse per il loro percorso di studi avanzati in Risorse Umane e temi affini.
Ma del resto forse è proprio il mio profilo da Prof col mio CV a dare credito a quello che faccio, altrimenti le persone, alla parola Poker, scapperebbero e basta. Un po’ come dice Marracash, il rapper, nella canzone Body Parts intro dell’album Persona: "Giro senza guardie del corpo, il rispetto è la guardia del corpo, quello che ho scritto è la guardia del corpo".
Ecco, potrei dire “Il Dottorato di Ricerca è la mia guardia del corpo”. Altrimenti difficilmente con l’idea Pokertalk avrei ricevuto credito e lavorato.
(prosegue dopo la foto)
Ti lascio con questa piccola gag. Durante un’altra recente attività Pokertalk che ho costruito per un team di American Express nella splendida cornice di Casa Xiaomi, il fotografo mi ha catturato in questa posa da meme salviniano. Il famoso “Ah no, ah non posso?”. Mi ha fatto molto ridere. Ma posso utilizzarla per chiudere il tema di oggi diventando meme a mia volta e dire:
“"Ah no? Non posso insegnare principi di Economia, Finanza e Gestione del Rischio usando il Poker?"
Ecco, sicuramente da oggi nel mondo ci saranno degli HR che mi ci vogliono un pochino di bene. E io anche.
Matteo | Pokertalk Chipcount: perché nello studio e formazione personale e professionale every chip counts.
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